GENITORI E FIGLI CHE FATICA! A MENO CHE…
Partiamo dalla fatica…
L’arrivo di un figlio in una coppia è sempre destabilizzante: cambiano radicalmente tutti gli equilibri ed è come se si dovessero rinegoziare tutte le regole del rapporto, regole che si erano instaurate in parte naturalmente, in parte sulla base di accordi condivisi e che, lentamente, si stavano consolidando.
Possiamo dire senza sembrare troppo semplicistici che nel passato questa ri-negoziazione era un fatto del tutto naturale, invece oggi sembra tutto se non più difficile, perlomeno impegnativo. Eppure noi genitori di oggi, rispetto ai genitori di ieri, abbiamo a disposizione un’enorme quantità di canali per acquisire informazioni, chiedere aiuto, chiarirci dei dubbi o solo soddisfare le nostre curiosità; pensiamo alla quantità di libri, riviste specializzate, siti internet, blog, scuole per genitori condotte da psicologi dell’età evolutiva… e chi più ne ha più ne metta.
A volte però, nonostante questo ci sentiamo comunque soli nel difficilissimo mestiere di genitori, perché ogni storia è diversa da un’altra, ogni figlio è un pianeta a sé, ogni famiglia ha le sue caratteristiche e ognuno di noi, in tutto ciò, arriva con il proprio vissuto.
Negli anni ho avuto modo di osservare molte famiglie grazie alla mia passata esperienza come coordinatrice di una scuola e, naturalmente alla mia professione di counselor e ho potuto notare che ci sono dei problemi ricorrenti e che, spesso, anche le modalità di affrontare questi problemi sono ricorrenti.
Per spiegarmi meglio vi porterò alcuni esempi concreti con l’ intento di fornire alcuni spunti di soluzione a questi problemi ricorrenti sulla base del modello del Problem Solving Strategico.
Ma, prima di entrare nel vivo, occorre fare una precisazione sulla terminologia: si parlerà di “conflitto” e questo è un termine che va sicuramente declinato perché i conflitti sono di tanti tipi, ma quale famiglia può dirsi veramente esente da conflitti, piccoli o grandi che siano?
Non esistono magie o ricette segrete per risolvere i conflitti con i figli però possiamo riflettere su quali siano i conflitti più frequenti in casa nostra, possiamo riflettere su cosa porta ai litigi e alle discussioni, ma soprattutto possiamo cambiare il nostro modo di affrontarli.
La famiglia come rappresentazione teatrale
La famiglia è un sistema in continuo divenire, passibile di cambiamenti che inducono a riorganizzarsi e a trovare equilibri più funzionali fra i suoi membri rispetto ai problemi emergenti. Infatti l’origine dei conflitti non è da ricercare nel singolo individuo (ad esempio un figlio),
Provate ad immaginare la vita familiare come una rappresentazione teatrale e vi renderete conto che ci sono tre elementi che sono sempre in scena: gli individui, possiamo chiamarli “gli attori” (cioè i membri della famiglia), le relazioni che ci sono tra di essi (cioè il modo in cui interagiscono fra di loro) e il contesto, una sorta di scenografia (cioè i diversi ambienti o le diverse circostanze in cui si sviluppa la storia).
Per quanto riguarda il primo elemento scenico, l’individuo, ognuno di noi porta nella situazione familiare il suo passato, i ruoli che ha interpretato nella sua famiglia di origine, le sue esperienze, il suo carattere ecc.
Se prendiamo in esame il secondo elemento, le relazioni, ogni famiglia è formata da relazioni multiple: quella tra adulti, quella tra adulti e figli, quella tra fratelli e sorelle e da altri legami in caso di famiglia allargata o ricomposta. Questi rapporti sono interdipendenti: ciascuno influenza e può cambiare gli altri.
Analizziamo ora il terzo elemento, il contesto, che, come si diceva, rappresenta una sorta di scenografia e, come sapete, le scenografie cambiano così come cambiano le situazioni in cui noi interpretiamo ogni giorno i nostri ruoli (genitore, moglie, amica, sportiva, studentessa ecc.). Ogni giorno incontriamo altre persone che interagiscono con noi e, volenti o nolenti, esercitano un’influenza su di noi: pensate solo alla scuola dei vostri figli o al vostro ambiente lavorativo come influiscono sulla vostra rappresentazione familiare.
Troppi compiti a casa, un lavoro che vi tiene lontane da casa per molte ore, i rapporti di vicinato, il fatto di vivere in un paese o in una città, la vostra situazione finanziaria…sono tutte scenografie in grado di indebolire o rafforzare i rapporti familiari.
Perché, parlando di rapporto genitori/figli, il contesto assume una particolare importanza? Perché il contesto-famiglia è il primo ambiente sociale dal quale l’essere umano dipende interamente per un lungo periodo della sua esistenza. Perché è l’ambiente sociale in cui i genitori interagiscono in maniera ricorrente e addirittura esclusiva nei primi mesi di vita, con i figli che sono esseri in formazione, esercitando un grande potere di modellamento.
Quindi, come dicevo, l’origine dei problemi non risiede nei singoli individui, ma nella qualità delle relazioni che essi creano e mettono in atto nei propri contesti di appartenenza e nelle interazioni che ognuno stabilisce con se stesso, con gli altri e il mondo.
Come nascono le discussioni tra genitori e figli?
La base comune delle discussioni è la convinzione presente in ognuno di noi che le proprie idee e soluzioni siano logiche e ragionevoli. Sulla base di ciò siamo convinti che se agiamo in buona fede mostrandoci logici ed utilizzando spiegazioni ragionevoli, riusciremo ad appianare i problemi, come? Naturalmente persuadendo gli altri dei loro errori.
Purtroppo nella maggior parte dei casi non succede così, in quanto ciò che è ragionevole per una persona non lo è per un’altra persona (soprattutto se c’è di mezzo un salto generazionale). L’essere ragionevoli e logici dipende dai valori in cui una persona crede, ma la domanda è: è sano mantenere rigidamente la propria posizione senza essere disposti a modificare nulla?
Spesso siamo proprio noi genitori a pretendere che i nostri figli adottino la nostra visione del mondo, così ci si mette a discutere perchè ognuno deve cercare di difendere la propria posizione.
Dunque possiamo dire che la discussione nasce e si alimenta sulla base del fatto che genitori e figli hanno ragione entrambi, ciascuno secondo il proprio sistema di valori.
Quando i due sistemi di valori si scontrano, genitori e figli sono portati ad etichettare negativamente la controparte con definizioni negative “ testardo, cattivo..”, e si innesca quello che noi chiamiamo un “dialogo fallimentare”.
A volte i contrasti possono anche essere violenti, ci si ferisce e ci si manca di rispetto.
Con le discussioni, infatti, quello che va perduto è il contatto emotivo tra chi discute.
Quando si discute con i figli nella maggior parte dei casi o si perde o si finisce in pareggio.
Altre volte si può vincere ma ci si accorge di aver perduto sul piano del rapporto.
Un altro effetto indesiderato delle discussioni è che le argomentazioni del genitore possono spingere il figlio ad assumere, per spirito di contraddizione, una posizione che non corrisponde al suo interesse reale. Mi spiego meglio: quando inizia la preadolescenza i bambini iniziano a nutrire sentimenti ambivalenti: è il classico conflitto interiore tra lo stato di bisogno e di dipendenza da una parte, e il senso di orgoglio e di indipendenza dall’altra, quindi nella maggioranza dei casi se il genitore si schiererà da una parte, il figlio si schiererà dall’altra. Con il risultato che, quanto più il genitore cercherà di convincere il figlio, per esempio, a riordinare la sua camera e ad aiutare nei lavori domestici, tanto più egli troverà argomenti per rifiutarli.
Se la discussione si prolunga, il figlio finirà per convincersi dell’assoluta validità delle proprie argomentazioni, arrivando a non fare neanche quelle cose che faceva già, prima.
Come si può quindi notare i genitori spesso ingenuamente credono che il peggio che possa capitare in seguito ad una discussione, sia che il figlio non segua l’ottimo consiglio che gli è stato dato. In realtà le conseguenze sono più gravi, perché la discussione può dare, appunto, al figlio la spinta a mettere in atto soluzioni contrarie al suo interesse, soluzioni che non avrebbe mai attuato se non fosse stato per il comportamento del genitore.
Pur avendo ben chiaro tutto questo, a volte, non è possibile evitare le discussioni, in tal caso
“come si fa ad uscirne?”
Tutto dipende dal nostro scopo.
La domanda corretta da porsi dunque è: “mi preme di più avere ragione o risolvere la questione?”
I conflitti dunque, a parte casi particolari, sono parte della fisiologia di ogni famiglia e, come abbiamo visto, non dipendono dal comportamento di un singolo individuo e, nella maggioranza dei casi, sono risolvibili con un po’ di strategia e di negoziazione.