PAURA DI DECIDERE? QUALCUNO L’HA DEFINITA UNA PIAGA SOCIALE!
Sempre più spesso ci troviamo sommerse da centinaia di mail da leggere ogni giorno, capita anche a te?
In realtà non è necessario rispondere a tutte, anzi, a dire il vero molte non ti riguardano direttamente, sei solo in copia!
Sì, perché mettendo in copia più persone, si condividono le scelte e si scarica la responsabilità!
Questo è forse uno dei sintomi più evidenti di quella che ormai sta diventando una piaga sociale: la paura di prendere decisioni.
La paura di decidere rischia di penalizzare maggiormente le donne.
Alcune ricerche mettono in luce una minor attitudine al rischio rispetto agli uomini riscontrando nelle donne comportamenti più riflessivi in cui il tempo gioca un ruolo importante. Sembra, infatti, che le donne si riservino un tempo maggiore per fare valutazioni più accurate, per avere riscontri oggettivi, insomma per essere più sicure di prendere la decisione giusta.
Come tengo spesso a sottolineare le ragioni che sottendono questo comportamento sono sia di natura biologica che di natura culturale e sociale.
Biologicamente una spiegazione potrebbe derivare dal fatto che la sopravvivenza della specie ha avuto bisogno sia di comportamenti con un alto tasso di rischio, sia di comportamenti più cauti e, essendo affidata alla donna la cura e il mantenimento della tribù, è normale che la donna abbia sviluppato nel tempo atteggiamenti conservativi.
Culturalmente invece, come è noto, l’ingresso della donna negli affari è (relativamente) recente e, di conseguenza, anche la sua posizione rispetto a ruoli decisionali.
Tuttavia a volte capita di essere chiamate a esprimere opinioni o dover comunicare qualcosa ai propri collaboratori o prendere una decisione in assenza di informazioni dettagliate e riuscire a farlo tempestivamente è importante. Infatti una delle competenze che agevola la crescita verticale di una persona è l’avere una visione ampia della situazione.
Come fare?
La risposta è una ed è l’arma segreta delle donne: fidatevi di voi stesse.
Avete ascoltato opinioni altrui, letto mail, partecipato a meeting e, in modo più o meno conscio, vi siete fatte un’idea riguardo a quell’argomento. Dovete fidarvi del vostro intuito femminile (che è molto più sviluppato di quello maschile) e avere fiducia nella vostra capacità di lettura del contesto.
Detto ciò è indubbio che la paura di decidere è una paura comune a tutti, donne e uomini e soprattutto molto diffusa, quindi cerchiamo di capire da cosa deriva.
Sicuramente nasconde un’altra paura: la paura di sbagliare e quindi di subirne le conseguenze.
In molte realtà, infatti, l’errore viene stigmatizzato e chi sbaglia spesso viene esposto come un capro espiatorio.
Da qui derivano comportamenti di costante indecisione, ansia, richieste continue di supporto ad altre persone e, di conseguenza, un allungamento dei tempi.
La paura di sbagliare è nemica dell’innovazione e della creatività: porta a non osare, a non tentare strade alternative, a fare solo lo stretto indispensabile.
È un vero peccato perché l’errore, quando ovviamente non ripetuto e recidivo, può diventare un’occasione di apprendimento e di cambiamento.
A volte, infatti, ci si può trovare davvero in difficoltà, magari perché il contesto lavorativo è nuovo o avete da poco cambiato ruolo e, in questi casi, il margine di errore può essere più ampio ma vi esorto a considerare questa “challenge zone” non come una situazione di pericolo da cui difendervi, bensì come una “learning zone”, cioè come un’occasione di apprendimento. In fondo la crescita professionale non è altro che un continuo passare da una “challenge zone” all’altra.
Un altro motivo per non decidere può essere la paura di non essere all’altezza.
Quando si ha poca fiducia nelle proprie risorse ci si lascia sopraffare dall’angoscia e spesso questo porta a evitare di prendere posizione o di assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Le persone che non si sentono all’altezza di un ruolo decisionale tendono a procastinare ogni scelta, valutano all’infinito fattori e rischi senza arrivare a una decisione finale.
Ma è proprio quando abbiamo questa sensazione di non essere all’altezza che dobbiamo sforzarci di dimostrare a noi stesse il contrario.
Se continuiamo a non intervenire, a rimandare, a chiedere dettagli per essere più sicure prima di decidere, non solo stiamo inviando al nostro cervello un messaggio di conferma della nostra incapacità di affrontare quella situazione, ma stiamo addirittura rinforzando la nostra paura.
Poi c’è la paura di esporsi al giudizio degli altri che porta spesso a comportamenti di diffidenza e di isolamento, infatti, chi ha paura del giudizio cerca di rimanere nell’ombra e non condivide il suo punto di vista, quindi si può dire che non contribuisce come potrebbe alla buona riuscita di un progetto.
Parlando con molte donne ho potuto verificare che spesso chi teme di essere giudicata sposa il sillogismo per cui chi si espone è più soggetto al giudizio mentre chi non si espone lo è meno.
Nella realtà dei fatti non è così: le persone che non discutono, non propongono, non dissentono, non combattono per le proprie idee, vengono percepite come deboli e quindi inaffidabili (nel senso di non meritevoli di fiducia).
A volte non ci si vuole esporre per paura di risultare impopolari.
Essere apprezzati è un bisogno primario e primordiale dell’essere umano ma, è innegabile che piacere a tutti non è possibile.
L’atto decisionale porta in sé questo rischio: la scelta di un’opzione piuttosto di un’altra può piacere a qualcuno e, contemporaneamente, dispiacere a qualcun altro.
Quando si prende una decisione bisogna essere integri moralmente e sicuri di se stessi e della bontà della propria scelta, solo allora l’approvazione degli altri passa in secondo piano.
Come migliorare?
Il primo passo è rendersi conto che ogni giorno noi, anche inconsapevolmente, prendiamo decisioni, alcune sono semplici, talmente semplici da essere quasi automatiche: sono quelle prese dal paleoencefalo, il nostro “cervello antico” e quindi sono istintive.
Altre sono più difficili e sono quelle in cui gli effetti possono essere pesanti sul piano emotivo o coinvolgono anche altre persone.
Alcune decisioni a livello lavorativo sono più complesse dal punto di vista cognitivo e strategico e hanno bisogno di valutazioni più accurate ma seguono un percorso logico e si fondano su dati concreti.
Le decisioni più difficili rimangono quelle inevitabili, cioè quelle decisioni che, nella maggior parte dei casi, sono subìte, costrette da un contesto particolare o dalla vita.
Tuttavia tutte sono affrontabili.
Ciò che fa la differenza non è la decisione in sé ma come si vive il dover decidere.
Migliorare si può: ad esempio accrescendo le proprie abilità di problem solving,
cercando di gestire gli effetti della paura (ansia, comportamenti evitanti…),
studiando e aumentando le proprie conoscenze rispetto al compito che si deve affrontare, cercando di comunicare in modo più efficace per persuadere gli altri della bontà delle proprie decisioni.