Il vittimismo produce ansia, la responsabilità produce speranza
Sapete quali sono i farmaci più venduti sul mercato mondiale?
Gli ansiolitici, le famose benzodiazepine, cioè i farmaci che aiutano a tenere sotto controllo l’ansia, quel senso di angoscia che sembra attanagliare gran parte della popolazione contemporenea.
Si potrebbero dire moltissime cose riguardo questo argomento: che spesso vengono prescritti con troppa facilità, che il trattamento che dovrebbe essere breve invece in molti casi si protrae per mesi e, a volte, per anni, che l’uso di questi farmaci crea una dipendenza psichica oltre che fisica, ma non è questa le sede per tali considerazioni.
La cosa che trovo allarmante è che moltissime persone comuni e soprattutto sane, non affette da psicopatologie ma solamente un po’ stanche e stressate come la maggior parte di tutti noi, sentano il bisogno di assumere ansiolitici anche solo per riuscire a svolgere le normali attività quotidiane.
Allora mi chiedo: quanto è pervasivo questo senso di angoscia nei confronti della vita? Come mai così tante persone vivono quasi in apnea con quest’ansia serpeggiante che toglie loro il respiro?
Viviamo in un’epoca di forte instabilità, solo guardando il telegiornale quotidianamente ci viene proposto uno scenario in cui la parola crisi è dominante; crisi politica, crisi economica, crisi del sistema educativo, crisi dei legami famigliari e affettivi.
Ci vengono proposte quotidianamente scene di violenza, di guerra e di morte.
Quale può essere la reazione a tutto ciò?
Una reazione può essere quella di provare sempre più insistentemente sentimenti di solitudine, di demotivazione, di perdita di speranza, di paura del futuro, oppure di rabbia, di impotenza e di frustrazione.
Un’altra reazione può essere quella di provare un senso di assuefazione, come se questa somministrazione lenta e continua di cattive notizie avesse il potere di anestetizzare le persone e di renderle via via più insensibili in modo che tutto passi per i loro occhi e per le loro orecchie senza provocare turbamenti.
Qualunque sia la reazione è indubbio che, in un modo o nell’altro, questo senso di incertezza sul futuro si insinua dentro di noi causando ansia e angoscia.
Come fare per contrastare tutto ciò?
Credo che prima di ritrovare la fiducia nel mondo, si dovrebbe lavorare per ritrovare la fiducia in se stessi, la fiducia nelle proprie capacità di esseri umani di far fronte, ognuno a suo modo, alle frustrazioni di ogni giorno, di resistere agli urti della vita.
E credo che per ritrovare questa fiducia occorra avere ben presente qual è il proprio scopo.
Cosa vogliamo e cosa possiamo fare all’interno della nostra famiglia, della nostra comunità e della nostra organizzazione?
Qual è il contributo che possiamo dare a questo mondo?
Se pur difficile da credere, ognuno di noi può dare il suo piccolo contributo all’umanità e sono fermamente convinta che il “sentirsi utile” sia il miglior farmaco contro l’ansia.
Gettare la spugna e dirsi che non possiamo farci niente significa mettersi nella posizione di vittime del mondo.
Prendersi la responsabilità del nostro stato emotivo, vivere tutti i sentimenti che ci arrivano, compresi quelli negativi, significa affrontarli, processarli e uscirne più forti.
Il vittimismo produce ansia, la responsabilità produce speranza.